L’agile ma denso volume di Pietro Nelli sulla storia, il ruolo sociale e religioso, la liturgia e il simbolismo legato al culto del fuoco perpetuo garantito nell’Antica Roma da1 sacerdozio femminile delle Vestali, si colloca a metà strada tra lo studio erudito per ricercatori e addetti ai lavori e 1’opera divulgativa e relativamente accessibile anche ad un pubblico meno colto.
In esso, viene ricostruito — in maniera rigorosa e avvallata da una ricca e seria documentazione — il significato mitico, simbolico, storico ma, al tempo stesso, metastorico e religioso, di uno degli istituti fondanti della sacralità di Roma Antica, ovvero il sacerdozio delle vergini consacrate alia divinità de1 fuoco, Vesta (di cui l’Autore fa notare l’assonanza con 1’omo1ogo greco hestia ), custodi del culto di un focolare che — a differenza della Grecia Antica — era pubblico, ne1 senso etimologico di questo terrine: ovvero riferito al populus.
Nella cura che i Romani ponevano nella custodia del fuoco sacro risuona la difficolta ancestrale ad accendere e a mantenere viva la fiamma che sin dalla Preistoria ha riscaldato gli uomini e ha permesso loro di cuocere cibi, illuminare e, perché no, anche distruggere. Donato agli uomini, secondo la mitologia greca, da1 titano Prometeo, il fuoco era fatto oggetto di divinizzazione sin dagli albori della stirpe indoaria dalla quale era conosciuto con i1 nome di Agni, e la sua centralità nella vita quotidiana e i suoi numerosi impieghi spiegano l’importanza del suo culto.
La centralità de1l’istituto sacerdotale delle Vestali e sottolineata dal fatto che esse venissero scelte e cooptate direttamente da1 Pontefice Massimo, attraverso i1 rito della captio virginis in cui la massima autorità religiosa le sottraeva appena bambine alle loro famiglie pronunciando la formula rituale “Amata te capio” (“Prediletta, ti catturo”) e che la loro verginità fosse salvaguardata da leggi molto severe che potevano prevedere, in caso di incestum (in negativo; eastern, casto), anche la morte.
Interessante a questo proposito i1 capitolo in cui l’Autore traccia delle similitudini — ma anche delle differenze — tra 1’ordine delle Vestali e gli ordini monastici femminili cristiani, tra cui risulta, oltre a1l’obbligo della castità, l’usanza di coprire i1 capo, denotando i capelli lunghi un carattere precipuamente femminile e, se vogliamo, seduttivo. La Vestale romana, tuttavia, poteva e doveva — a differenza della monaca cristiana — amministrare i1 culto. Essa era dunque, a differenza della seconda, una sacerdotessa a tutti gli effetti.
Segue alia trattazione dell’argomento, esaustiva e densa di citazioni di prima mano dai principali autori classici, nonché corredata di un ricco apparato iconografico, un lungo elenco delle principali Vestali dell’Antichità romana, tra le quali sarà qui sufficiente citare le prime due e cioè: Rea Silvia, la quale, amata da Marte, genero Romolo e Remo, dando inizio alla progenie che dal primo prese il nome, e Tarpeia, figlia del custode del Campidoglio assediato dai Sabini di Tito Tazio, la quale tradì i Romani in cambio di ciò che gli invasori portavano a1 braccio (riferendosi a preziosi bracciali) e fu invece schiacciata mortalmente dagli scudi che essi stessi portavano sulle braccia, finendo, per la sua ignominia, per dare il none alla rupe dalla quale i Romani gettavano gli individui deformi o comunque indegni di far parte della stirpe prisca.
11 volume di Pietro Nelli — pur non essendo ne1 taglio e nell’oggetto adatto a Libri del Borghese — si propone come utilissimo strumento di studio, sia per quanto attiene strettamente all’argomento trattato, sia per i cultori, gli studenti di scienze umanistiche, e più in generale di quanti amano misurarsi in esercizi di traduzione ed epigrafia latina. Numerosi sono infatti gli epigrammi affiancati ad altrettante illustrazioni e, come abbiamo avuto già modo di vedere, le citazioni, opportunamente e compitamente tradotte, dai maggiori autori della classicità latina.
Non si esclude, a questo proposito, una sua possibile applicazione quale testo integrativo per i Licei Classici e le Facoltà di Lettere e Filosofia e, consigliandone la pubblicazione, se ne auspica i1 meritato successo e riconoscimento della sua validità.